Comune di Crevalcore
Stagione teatrale TTTXTE 2016-2017
Auditorium Primo Maggio
Via Caduti di Via Fani 300 – Crevalcore (Bologna)
Martedì 31 gennaio 2017 (ore 21.00)
MARCO BALIANI LELLA COSTA
con
David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu
in
Human
scritto da Marco Baliani e Lella Costa
collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone
scene e costumi di Antonio Marras
musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella
regia di Marco Baliani
Una produzione MISMAONDA e SARDEGNA TEATRO
In collaborazione con MARCHE TEATRO
Martedì 31 gennaio 2017 (ore 21.00 - Auditorium Polivalente di Via Caduti di Via Fani 300), prosegue la stagione TTTXTE a Crevalcore (Bologna).
In scena due fuoriclasse del teatro italiano, Lella Costa e Marco Baliani, con lo spettacolo HUMAN, un progetto che mette il dito nella piaga, che tocca i nervi scoperti della nostra cultura riguardo alla dicotomia umano/disumano.
«D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino». La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l’incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto. Prende avvio così HUMAN, dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne l’ “odissea ribaltata”.
Ma nel suo farsi vira, incalzato dagli eventi: al centro si pone lo spaesamento comune, quell’ andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra.
HUMAN
Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione.
Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità.
Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano.
Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti.
Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto – con dolore, con smarrimento – che non lo sono.
La storia del nostro novecento e ancora le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta.
Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio.
Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso.
Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande.
E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere.
E per riuscirci andremo a indagare teatralmente proprio quel segno di annullamento, quella linea che sancisce e recide: esplorare e forse espugnare?) la soglia fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci con le parole, svelare contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare conflitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili.
Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura riguardo alla dicotomia umano/disumano.
Senza rinunciare all’ironia, e perfino all’umorismo: perché forse solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, la forza della poesia.
Marco Baliani e Lella Costa
Il titolo della stagione di prosa 2016/2017 di Crevalcore, nell’ambito di TTTXTE, è Paradossi - racconta il direttore artistico Alex Carpani.Paradossi voluti, cercati e paradossi involontari, conseguenza di scelte azzardate o azioni incomprensibili. Questa è la vita, questo è il genere umano, questo è il teatro fatto dagli uomini per altri uomini. I Paradossi sono la nostra croce e delizia, un compagno di strada implacabile e inseparabile, che non ci abbandona mai e che non smette di ricordarci in ogni momento chi siamo e chi non siamo, cosa siamo diventati e cosa avremmo potuto essere. Un tormento insomma, ma anche un ingrediente indispensabile quando vogliamo giocare con la vita, riplasmandola e rimodellandola per inventarci altre vite, le vite degli altri o le vite vissute e rivissute tante volte nei decenni e nei secoli, come nel caso del Teatro e dei suoi personaggi. Senza i Paradossi saremmo condannati a vivere una vita sola, la nostra. Una cosa intollerabile. Con troppi paradossi (involontari), però, la nostra vita potrebbe diventare un po’ complicata da vivere. Ci vuole moderazione, quindi, paradossalmente…
Il Teatro di Crevalcore quest’anno prevede per chi arriva da più di 20 kmriduzioni dal 20% al 30% in proporzione alla distanza percorsa.
Informazioni:051-/988.559
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